Bouguereau chi?

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Fino a qualche giorno fa non avevo idea di chi fosse William-Adolphe Bouguereau e infatti ancora mi è difficile pronunciarne il nome correttamente.

Il mio incontro con Bourgereau è iniziato con diffidenza, leggendo alcune informazioni su internet. Dal nome altisonante e dalla datazione dei suoi lavori, ho subito pensato a qualche pittore noioso, qualche servile accademico francese, uno di quelli che dipinge costosi ritratti di nobili e battute di caccia. Qualcosa dell’altro secolo, insomma, vecchio e datato.

Ma giudicando troppo in fretta, sono caduta in errore.

Ho subito imparato la lezione e ci ho messo pochissimo a rimanere ammaliata dalle opere di Bouguereau trovate su Open Art Images.

Prima di parlarvi di tanta bellezza però, vi rivelerò la fatidica lezione appresa, che è anche ciò che mi spinge a scrivere di arte senza essere un’accademica dell’arte: l’arte va guardata e sentita attraverso l’impatto delle emozioni che essa produce sul nostro corpo. I sensi e l’istinto sono la miglior guida per capire se un’artista ha saputo entrarci dentro. Io  conoscevo appena il nome di Bouguereau, e se non lo avessi saputo sarebbe stato lo stesso, perché le sue opere mi hanno stregato, hanno toccato gli archetipi più ancestrali della mia anima e hanno spiazzato tutto ciò che credevo di sapere sull’arte accademica. Questo è ciò che l’arte fa, rimandarci informazioni inconsce, riportarci a mondi paralleli e passati, farci entrare per un attimo nella testa di uno sconosciuto, che ha sua volta è riuscito ad entrare nella nostra, senza conoscerci. Noi e lui, persone lontane nel tempo e nello spazio, siamo nella stessa stanza per un momento. I nostri mondi si incontrano e si fondono nel territorio creato da un’opera d’arte.

Bouguereau, quello maltrattato dai modernisti

Il mio errore comunque è stato fatto da molti altri prima di me, da chi, alle porte del modernismo e dopo una lunga e riconosciuta carriera, ha deciso che Bouguereau non andava più bene, che non era abbastanza moderno e pronto per il futuro, non era abbastanza “fico” e, dal giorno alla notte, lo ha declassato a semplice artista accademico, uno dell’ Art Pompier (espressione  che indica una tecnica magistrale ma spesso falsa e vuota fino al cattivo gusto) privo di qualsiasi genialità.

Bouguereau, quello della Pietà.

Nessun errore fu più grande. Basta guardare la sua Pietà per capirlo, per sentire quel sentimento che arriva dritto alle viscere. La Pietà di Bouguereau porta un messaggio universale, dove Cristo rappresenta il dolore del mondo e la madonna, quella donna nera ed esoterica, è portatrice di realtà, di Giustizia e coscienza insieme; ci sbatte in faccia tutte le verità, scomode e nascoste, sulla bruttezza che ci appartiene. Quella Maria nera, scura, è accerchiata e quasi reclusa dai sensi di colpa, rappresentati da quei personaggi buonisti, dallo sguardo un po’ troppo melodrammatico, che circondano il corpo morto di Cristo. Lei, degna e arrabbiata, realmente disperata, sembra una gitana, una profuga che tiene in braccio il figlio morto sotto le macerie dei bombardamenti; è un immagine da fotoreporter di guerra, ma la troviamo sulla tela di un accademico del ‘800 che, senza troppi convenevoli, ci schiaffeggia in faccia.

La Pietà, non è altro che il secondo capitolo (quello finale e funesto), di una storia che parla di una donna, Maria, ma potrebbe anche essere un’altra. Questa storia inizia con il quadro La Madonna delle Rose, dove Maria è ancora ragazza, una giovane madre, bianca e dal viso tondo. Non ci guarda negli occhi, ma guarda in alto, verso il cielo, come qualcuno che chiedere sostegno a Dio o al fato, consapevole dell’arduo compito appena iniziato. Quel compito è raccolto tra le sue braccia, un piccolo Gesù, dal cui sguardo (lui si, ci guarda negli occhi) si intuisce l’importante destino. Lei lo cinge in una posa materna, di quelle pratiche, funzionale più che emozionale. I due, in piedi davanti a noi, ci chiedono comprensione. Nella Pietà quell’abbraccio si trasforma in un appiglio, quello di una madre che non può sostenere il peso del figlio ammazzato, mentre la vita le scivola via. Questa sensazione era molto familiare a Bouguereau, che aveva perso tre figli e la moglie. Nel quadro, mentre lui esprime tutta la sua disperazione, Maria dichiara la sua sconfitta, o meglio, la sconfitta del mondo. Le sue preghiere al cielo, i suoi dubbi dettati dalla consapevolezza della sua missione, si frantumano in una certezza. I suoi occhi neri, la sua pelle scavata, guardano i colpevoli in faccia, mentre la speranza dell’umanità scivola anch’essa nella sicurezza che il male c’è, esiste e noi ne siamo responsabili.

Bouguereau, quello intenso dell’accademia

Come ho detto, l’errore grave fatto dai modernisti, fu quello di sottovalutare la carica espressiva della pittura di Bouguereau. Certamente tutto nel suo stile è  Accademico: dai perfetti tecnicismi con cui disegna i corpi nudi, alle tematiche religiose e mitologiche riprese dal neoclassicismo, dagli sfondi naturalistici, ai soggetti bucolici e un po’ romantici. Ma Bouguereau non è solo questo, e basta soffermarsi sugli sguardi di alcuni dei personaggi dei suoi quadri, dove si manifesta tutta l’intensità umana che egli riesce a vedere e a trasportare sulla tela. I suoi contemporanei lo avevano capito, e ne fecero uno degli artisti più famosi del 1800. Ma poi, con l’avvento del nuovo secolo, ecco la Damnatio Memoriae che lo mise al bando. Lo accusarono di non osare, ma forse non si erano resi conto che dietro all’ordine tecnico dei suoi dipinti, Bouguereau nascondeva il caos, il dolore, la malizia e la seduzione.

I suoi quadri sono l’esempio perfetto di borghesia: belle forme che nascondono inquietanti segreti, l’oscurità e i desideri che lui non vuole più reprimere. Il nudo è uno dei mezzi che utilizza per riportarci al nostro naturale istinto: i corpi ci vogliono sedurre e la loro lucentezza ci fa entrare in un sogno, ma anche nel set di un film, dove gli attori sono ben illuminati e ci stregano. I gesti più semplici diventano sublimi (come quello di togliere una calza per esempio); i corpi si ammassano e accatastano, si toccano e si cercano, è tutto un gioco di preliminari, e Bouguereau è un funambolo in bilico tra educazione borghese che guarda (ed è guardata) e la necessita di esprimere i materiali bisogni umani. Entrambi i mondi si trovano lì, ed è forse lo spettatore a decidere se vedere l’uno piuttosto che all’altro.

Fu un’altro grande artista, espressivo, sensuale ed onirico tanto quanto Bouguereau, che, verso gli anni ’50 del ‘900, lo salvò dall’oblio e ne scrisse gli elogi: Salvador Dalì (aggiungere link ad articolo su Dalì). Anche lui così attaccato alla formula borghese, conosceva i segreti contenuti dall’inconscio umano e sapeva che non bisogna per forza fare una scelta tra forma e contenuto ma si può ingannare l’audience con magici trucchi surrealisti.

Bouguereau, quello che conosce le giuste dosi

Il trucco di Bouguereau si trova nel giusto dosaggio tra sacro e profano, tra purezza e sensualità, tra malizia ed innocenza. Nonostante pensiate di vedere i soliti pastorelli, le soliti veneri e angioletti, ecco che Bouguereau supera ogni stereotipo, ogni luogo comune dell’arte. Una ragazza si difende da Eros, quel putto fastidioso rappresenta le voglie, i desideri che lei non vuole proprio avvicinare; una pastorella ha lo sguardo di un’anziana, portatrice di saggezza popolare e rurale, di chi conosce la vita attraverso la pratica e anche un po’ di sofferenza. La Ninfa che non dissimula, ma anzi rende assolutamente evidente, con un solo intenso sguardo, l’attrazione che prova verso un Satiro. La passione omosessuale oculatamente posizionata nell’infero Dantesco. Poi ci sono tante giovani donne madri, sopraffatte dal dover accudire i figli in un mondo che non le accetta, dove sono considerate solo personalità funzionali. La potenza degli sguardi che i suoi personaggi ci rimandano e quelli che si scambiano tra loro è enorme. Sembrano fotografie, scene cinematografiche, e rivelano educatamente delle storie di vita reali. Ecco il realismo, impacchettato in scene mitologiche e oniriche, ecco il mondo in tutta la sua complessa semplicità.

Bouguereau, quello dipinge con gli archetipi umani

La mia impressione è che Bouguereau abbia ben chiari gli archetipi umani, i modelli sociali, le molteplici identità dell’essere. Non mi stupirebbe se si scoprisse la sua appartenenza ad una qualche scuola esoterica. Alcune delle sue immagini mi hanno catapultato nel mondo surrealista di Jodorosky, dove il nudo è caratteristica intrinseca dell’umano, dove i vizi e le virtù vengono declamati a voce alta, dove tutto ciò che è inconscio sgorga e trova rappresentazione.

Queste sono le tante cose vedo nella pittura di Bouguereau, e se non mi credete osservate gli occhi dei suoi personaggi, lo specchio delle tante anime del mondo. Io, con gli occhi del 2021, vedo in lui una grande coscienza, responsabilità intellettuale, voglia di smascherare i taboo sociali. Tutto ciò lo fa nel più semplice e “formale” dei modi, con il linguaggio del suo tempo, senza pretese o snobbismo, senza giudizio o presunzione, sopratutto senza violenza, tanto che, a questo punto del testo e della storia umana, sono i modernisti a sembrarmi antiquati.

Opere di William-Adolphe Bouguereau

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Set builder, decorator and graphic designer. She loves looking at art and getting emotional.
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Paola D'Andrea
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