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Ho chiesto al “Tao te Ching” delle parole in prestito per descrivere “Alberi di pino”, il byōbu, paravento gigante tipico della tradizione giapponese, dipinto da Hasegawa Tohaku, realizzato in carta, cornici in legno e dipinto con inchiostro indiano.
Ho chiesto all’antico oracolo cinese, scritto da Lao Tzu duemilacinquecento anni fa, perché l’arte di Tohaku, che risale al periodo giapponese Momoyama (1573-1615), nasce attraverso le influenze Zen del maestro Sen no Rikyū, e lo Zen, come forma di Buddhismo Mahayana, venne influenzato dal Taoismo.
Quando cerco risposte spesso prendo il libro del “TAO” e lo apro; poi mi immergo nelle sue parole sospese dal tempo che sempre mi rilassano e consigliano.
Per “Alberi di Pino” è uscito il CAPITOLO 48. che si intitola così:
Cercando il Dao, giorno per giorno decresci
Mi sembra una bella impressione per descrivere i tratti e le pennellate di Hasegawa Tohaku, che fa emergere dalla bianca nebbia, sottili shilouette di ombre nere. Questo byōbu sembra una scatola da cui fuoriesce del fumo che lentamente diradandosi, lascia intravedere le forme nascoste della natura. In questo nulla, noi spettatori cerchiamo dei soggetti, un significato, uno stimolo di cui parlare, ma l’opera sembra volerci condurre al silenzio, alla contemplazione zen, al tutto in cui scompaiono i rumori della dualità.
Questo paravento è un affaccio alla possibilità del minimalismo: riflessione, meditazione, equilibrio, orizzontalità.
Con orizzontalità non intendo solamente la composizione in orizzontale, che predilige il campo visivo umano dei 180* in larghezza piuttosto che l’altezza degli alberi, ma anche la sensazione di mancata gerarchia che si ha quando ci si immerge in un bosco, essere solo un punto immerso nella vastità della natura.
In questo panorama non ci sono colpi di scena imminenti; anche se dalla nebbia, come da copione, qualsiasi cosa potrebbe apparire, la sensazione è quella di galleggiare nella quiete e nel lento disvelamento del bosco. Un lavoro graduale di scoperta che moltiplica e rilassa.
Cercando la conoscenza
Giorno per giorno ti accresci.
Cercando il Dao giorno per giorno decresci.
Questo è il corpo del testo, che sembra descrivere bene l’importanza che il vuoto ha in questo byōbu .
Con pochi elementi, Hasegawa Tohaku fa sentire molto, riesce a farci indugiare sui tratti in bianco e nero come se fossero codici di conoscenza millenaria; in effetti di questo si tratta un albero: secoli e secoli di storia racchiusi in una forma. Per questo riconoscere un albero ci viene tanto facile, non abbiamo bisogno di descrizioni complesse o disegni iperrealisti, ma con qualche segno grafico, geroglifico, ne riconosciamo le fattezze. Questo antico paravento rende omaggio agli spiriti antichissimi della natura, che condividono con noi umani il pianeta. Non serve altro per la nostra sopravvivenza, bastano gli alberi.
Decrescendo e ancora decrescendo
Arrivi al non agire.
Senza agire, nulla rimane incompiuto.
In questo senso anche il libro del Tao ha dato la sua sentenza, ricordandoci che il sentiero del Dao si trova nella semplicità e nel decrescere: tornare tra gli alberi, restare immobili e incontrare li il senso della vita.
La semplicità dell’opera è data da elementi tecnici complessi, come le pennellate che pur variando di lunghezza e velocità del tratto, mantengono comunque una disposizione intenzionale e metodica. Le diverse intensità di inchiostro suggeriscono diverse intensità luminose , raccontano la vicinanza tra spettatore e alberi, ciò rende Hasegawa Tohaku maestro della composizione scenografica e della pittura, nonché dell’arte Giapponese.
Tohaku insegna che non serve complessità per tradurre un’emozione, una storia, una sensazione. Esistono forme primarie che si trovano nel nostro Dna e che istintivamente riconosciamo. Non è necessario drammatizzare le forme per poter arrivare allo spettatore, ma nel silenzio, nella precisione, nella parsimonia, si può trovare la maniera espressiva più esatta e meno invadente.
Di questo il Dao racconta, di questo Hasegawa Tohaku è testimone, di questo dovremmo imparare per diventare una società efficace e sana nella forma e nella comunicazione.
Per conquistare il mondo
Sempre attieniti all’assenza di faccende.
Se hai faccende, non sei in grado di conquistare il mondo.
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