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Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi conosciuto come Sandro Botticelli è stato un pittore italiano del primo Rinascimento. Nato a Firenze nel 1445, Botticelli fu un membro di spicco della scena artistica fiorentina ed è considerato uno dei più grandi pittori dell’epoca.
Una delle opere più famose di Botticelli è “La nascita di Venere”, che rappresenta la dea dell’amore e della bellezza emergendo dal mare su una conchiglia, dopo che il fratello Crono, aveva reciso il membro del padre Urano, facendone spargere il seme e dando vita al mondo conosciuto.
Il dipinto di Botticelli, conservato nella Galleria degli Uffizi di Firenze, è considerato un capolavoro dell’arte rinascimentale e una rappresentazione iconica della forma umana.
Un’altra meravigliosa pittura di Botticelli è la “Primavera”, che raffigura un gruppo di figure mitologiche in un giardino lussureggiante.
Il dipinto è considerato uno dei migliori esempi delle abilità di Botticelli come colorista e disegnatore, nonché una testimonianza della sua conoscenza della mitologia classica.
Un’interessante interpretazione di questo dipinto fu data da Marsilo Ficino, che rivede nel quadro l’elevazione dell’amore da semplice bisogno fisico a ricerca dello spirito. Cupido infatti, simbolo dell’amore erotico, sta scoccando la sua freccia sulle tre Grazie che trasformano questo sentimento, grazie all’influsso di Venere, da carnale a spirituale e poi intellettuale, grazie a Mercurio. Questa interpretazione coincide con il pensiero Umanista, di cui Botticelli è uno degli artisti visuali più rappresentativi.
Il pensiero Umanista utilizza le immagini come trasposizione simbolica di concetti filosofici, religiosi e politici: dietro l’opera dell’artista c’era innanzitutto uno stimolo intellettuale, spesso derivato dal committente dell’opera.
I codici scelti erano destinati a rappresentare e propagare i concetti delle varie scuole di pensiero, formate da studiosi che discutevano sugli ideali più alti a cui l’uomo doveva aspirare.
Per guardare e capire la figura della Venere di Botticelli, ho dovuto riordinare un bel po’ di conoscenza, tra cui appunto le idee di Marsilio Ficino, la storia della famiglia Medici e la filosofia greca.
Il sapere filosofico, mitologico e storico a sostegno dell’opera di Sandro Botticelli è vastissimo
In quel periodo (“La nascita di Venere” è del 1485 d.C. e “La primavera” del 1482), il dibattito filosofico si interrogava sull’esistenza e sulla conoscenza dell’anima umana, come risposta alla “crisi culturale medievale”.
Trovando nella conoscenza classica uno strumento per migliorare la vita civile collettiva, anche Botticelli si unì a coloro che abbracciarono le tesi del periodo umanista e codificò l’immagine di Venere in riferimento ad esse.
Questa dea, ripetutamente presente nelle sue opere, è impersonificazione del concetto neoplatonico di Humanitas.
Humanitas è la ricerca della bellezza, non solo nell’equilibrio delle forme, ma anche nell’equilibrio morale e spirituale. Humanitas è attenzione e cura benevola tra gli uomini, è conoscenza che si traduce nella volontà di far progredire l’umanità.
In opere famose come “La primavera” e “La nascita di Venere”, questo corpo meraviglioso, perfettamente dipinto secondo proporzioni auree, è la prova della volontà intellettuale dell’epoca, di mostrare le più alte aspirazioni e possibilità dello spirito umano. Venere è il perfetto simbolo di bellezza totale.
Ma cos’è che rende la Venere così speciale? E cosa rende le immagini di Botticelli simboli culturali senza tempo?
Dopo aver riflettuto un po’, mi sono ricordato che la vera bellezza risiede nella semplicità ed è attraverso di essa che può manifestarsi l’essenza delle cose. Botticelli utilizza codici semplici, creando immagini armoniose, ricche di dettagli ma senza esagerazione.
Il pittore era stato allievo del Maestro Lippi, da cui aveva ripreso l’utilizzi di dettagli decorativi derivati dal periodo tardo gotico.
Meraviglioso è il prato della “Primavera”, così come l’abito che indossa Clori. Questi dettagli, pur spiccando nella composizione, sono semplici e mantengono equilibrata la tensione dell’immagine, facendo risaltare ancora di più i corpi armoniosi dei personaggi.
Lavorando per una famiglia importante come quella dei Medici e con l’intento di rappresentare ideali così elevati, Botticelli avrebbe potuto abbandonarsi allo sfarzo o all’autocelebrazione; ma proprio utilizzando mezzi semplici come i codici della mitologia classica, l’assenza di profondità e una composizione abbastanza simmetrica e ritmata, riesce a rimanere in equilibrio sulla tela, esattamente come il messaggio che vuole trasmettere da essa: l’equilibrio e la cura come luoghi di elevazione umana.
Tutta questa macchina espressiva non contiene solo elementi simbolici; mi sembra che, oltre la cornice della tela, si nasconda un ulteriore livello di lettura.
Il quadro sembra la materializzazione visiva del concetto (neo)platonico di Iperuranio, il mondo oltre la volta celeste.
L’iperuranio è il luogo dove risiedono le idee immutabili e perfette, raggiungibili solo dall’intelletto.
Mi chiedo allora se, in questa summa di idee e cultura trasposte su tela, si possa identificare la rappresentazione dell’Iperuranio. I dipinti di Alessandro Botticelli potrebbero essere materializzazione di questo mondo ideale e di un’estetica perfetta, anelabile e irraggiungibile?
L’iperuranio, non-luogo metafisico spirituale, è lo specchio dell’imperfezione umana. Confrontandoci con la perfezione di ciò che abita questo mondo, le idee, ci scopriamo inevitabilmente incompleti, imperfetti, umani. Quando lo spettatore osserva Venere, oltre ad una magnifica pittura rinascimentale, può scorgere anche i propri limiti, perché in lei c’è la perfezione.
Davanti alla “Primavera” o a “La nascita di Venere” forse vedrete i vostri difetti; forse l’idea perfetta di ciò che potreste essere vi guarderà dritta negli occhi.
Venere è bella ma non ostenta; sa che la vita non consiste nell’abbellire a tutti i costi, ma nell’essere l’incarnazione dello spirito e dell’intenzione.
Vivere nelle nostre più alte capacità dipende dal modo in cui vediamo e ci immergiamo nel mondo: non è importante come le cose appaiono o come le facciamo apparire, ma cosa realmente sono e come siamo in esse, come siamo presenti alla realtà.
In qualsiasi momento e azione, dobbiamo essere convinti del valore che la vita possiede e riconoscere quali siano le cose che ci donano davvero emozione e significato.
Guardando l’arte di Botticelli ho capito che la sua capacità è quella di esprimere l’abbondanza e il lusso nel modo più semplice. Il vero lusso non è costoso, perché è ciò che la vita ci regala in quanto particelle di essa. Il lusso è poter godere di ciò che è l’esistenza: abbracciare la natura rigogliosa, sentire la poesia che risiede in ciò che è intimo, assaporare la condivisione di sé e la possibilità di ricevere l’altro.
Purtroppo, nel corso dei secoli, abbiamo scambiato il concetto di “lusso” con quello di “ricchezza” e nell’arte, come nella vita, abbiamo creato codici visivi e comportamentali basati su questo equivoco.
I luoghi visivi di oggi sono pieni di corpi che mostrano solo se stessi e il proprio valore economico, in costante movimento verso la perfezione, di cui però non esistono aspirazioni che ci stimolino ad elevarci.
Non si tratta di aderire a un preciso canone estetico, ma della mancanza di un’idea originale di bellezza, che sia a livello intellettuale (e distinto da quello religioso), lo specchio in cui guardarsi e dimostrare la propria (im)perfezione.
I dibattito filosofico su come essere “migliori” è scomparso; l’arte non è più simbolo di ciò che potremmo essere né di come poter rappresentare ed essere Humanitas nel mondo.
Poiché questa priorità non esiste più, quando guardiamo Venere oggi, non pensiamo più alla necessità di incarnare l’Idea, ma la guardiamo come un alfabeto antico e davvero lontano da noi.
Per capire le idee platoniche guardiamo allora un dipinto di Botticelli. A distanza di secoli, questo manufatto non solo rappresenta ma materializza l’idea di perfezione: è il racconto del “mondo ideale” (platonico) dipinto in modo ideale (botticelliano).
Botticelli dipinge quel luogo inconsistente: contemporaneamente l’immaginazione è l’immagine sulla tela.
L’artista, attraverso la sua opera, mostra l’idea dell’immagine perfetta, trasformando il mezzo artistico in mezzo filosofico. Trasferendo alla tela il potere di rappresentare la perfezione, il quadro diventa insieme oggetto ed idea, “Iperuranio”, ovvero mondo oltre la materia, da contemplare quando ci manca lo stimolo per fare bene il nostro lavoro: vivere.
Riassumendo, ecco perché dovremmo contemplare di più Botticelli e come l’arte è stata per secoli un elemento sociale che rispecchia le possibilità spirituali dell’uomo.
Quando fai qualcosa rimani in equilibrio, senza a tutti i costi voler apparire, ma pensando al contenuto più che al contenitore. Il contenuto infatti deve poter arrivare agli altri uomini, elevandone lo spirito. In questo modo dimostriamo cura verso il mondo e non solo verso noi stessi, aiutando a far progredire l’umanità, più che a farla implodere.
Sicuramente teniamo conto che l’Iperuranio è uno standard molto elevato e che, in quanto esseri imperfetti e materiali, non potremmo mai raggiungerlo; ma non guasta provare a riordinare la produzione visuale e materiale del mondo, in funzione di una migliore versione di noi stessi. Chi non vorrebbe infatti vivere circondato dai fiori e piante, danzando su un prato o nudo nell’acque, pensando all’amore totale? Sembra il mondo ideale vero? Possiamo riuscirci?
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